Fabio Aru senza rimpianti: “È stata la decisione giusta. Il momento migliore? La vittoria del Campionato Italiano”
Fabio Aru non ha rimpianti per essersi ritirato e guarda al futuro. Il sardo, che ha detto addio al professionismo lo scorso settembre al termine della Vuelta a España 2021, conferma di essere convinto di aver preso la decisione giusta e fa capire di avere in cantiere diversi progetti futuri ancora legati al mondo del ciclismo. In una lunga intervista a Rouleur ripercorre alcuni momenti chiave della sua carriera da professionista, terminata alla Vuelta a España in maglia Qhubeka – NextHash, e afferma di avere sempre la stessa determinazione di quando correva che continua ad accompagnarlo in ogni cosa che fa.
“Sono convinto che la mia età mi avrebbe permesso di fare altre tre o quattro stagioni ad alto livello – ha affermato – Ma dal momento in cui ho preso quella decisione, sono stato felice e sicuro che fosse quella giusta, e lo sono ancora. Mi arrabbio un po’ con chi mi dice che mi sono ritirato. Ho semplicemente finito la carriera agonistica e sportiva, ma rimango appassionato e impegnato in altre cose”.
Per quanto riguarda i progetti futuri non rivela apertamente, anche per questioni contrattuali, quali siano, ma lascia intendere che saranno sempre legati al ciclismo: “Non posso ancora parlarne perché non ho ancora deciso – ammette – Sto valutando una serie di opportunità e progetti che mi vengono proposti giorno per giorno, ma mi sto prendendo un po’ di tempo per valutarli bene”. In ogni caso, nel suo prossimo lavoro si porterà dietro alcune qualità che ha ereditato dall’aver corso ad alti livelli per tanti anni: “Anche se ho smesso di gareggiare ad alto livello, il ciclismo mi ha dato determinazione e voglia di sacrificio. Ho tanta voglia di lavorare e di impegnarmi in tanti progetti. E in alcuni la bici continuerà ad avere la sua importanza. Quando ero un atleta professionista ero molto preciso e pignolo. Sono molto preciso e pignolo anche nel mio lavoro, e lo sarò anche in futuro”.
C’è spazio anche per ripercorrere i momenti più belli e quelli più difficili della sua carriera, sui quali pare non avere dubbi: “Il momento più bello è stato vincere il Campionato Italiano – confessa – Nonostante le tappe che ho vinto nei grandi giri, il campionato italiano mi ha commosso tanto e resta una giornata speciale. Il ritiro al Tour del 2020, invece, è stato il momento più negativo, a cui si è aggiunta un perdita familiare due giorni dopo”. Ha aggiunto che è stato proprio in quel momento, quando stava attraversando un periodo personale e professionale molto difficile e dove aveva più bisogno di supporto, che si è sentito abbandonato e scoraggiato: “Ma anche quella è stata una lezione”.
Una lezione che comprende anche l’attaccamento ad alcune persone: “A volte mi sono affezionato a persone dalle quali forse avrei dovuto aspettarmi di meno – ha continuato – Oppure ho pensato troppo a quello che la gente pensava di me in un certo momento, perché non stavo andando molto bene in bici”. Lezioni che si porterà appresso anche nel suo futuro, che potrebbe avere, come non pochi suoi ex colleghi, uno sbocco nel triathlon: “Mi piace come sport, ma in nessun caso farò un triathlon il prossimo anno. Vorrei prendere parte a qualche evento in futuro, ma è qualcosa di più lontano, che non riguarda assolutamente il 2022”.
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